Come si gioca con l’elicottero radiocomandato

elicottero radiocomandato

Quando si parla di giochi e di modellini e di gare tra modellini, si tende sempre a riservare questo divertimento ai ragazzi o ai bambini che da sempre si interessano ai modellini di macchine, aerei, treni radiocomandati, eppure si tratta di un intrattenimento che non è di loro esclusiva. Vediamo insieme come ci si diverte con un elicottero telecomandato. I modellini radiocomandati sono il mito dell’infanzia di chiunque: chi non ha mai preso in mano un radiocomando, magari di una macchinina, e si è divertito a farla correre o gareggiare addirittura in pista proprio come fosse un normale circuito automobilistico. Ebbene, il gioco con i modellini radiocomandati non è più, e da un bel po’ di tempo, una prerogativa dei giovani e dei bambini, ma anche degli adulti: non è insolito che l’interesse per questi modellini continui dopo l’adolescenza e si sviluppi diventando una vera e propria passione e magari che la passione possa portare una persona adulta a diventare costruttore o venditore di modellini radiocomandati.

Più facile che si continuino a preferire solo come hobby e motivo di svago, i modellini radiocomandati rappresentano un irresistibile gioco o vera attrazione cui né bambini né adulti sanno dire di no. Non si può mica rinunciare all’emozione di vedere in volo il proprio modellino di elicottero radiocomandato, ecco perché oggi la branca della modellistica non tratta solo di automobili ma anche di svariati altri mezzi di trasporto con cui qualsiasi adulto può divertirsi. Proprio questa possibilità di divertimento alternativo e anche un po’ infantile, permette di godersi l’avventura di telecomandare un elicottero. Però anche i modellini radiocomandati portano le loro spese, proprio come se fossero dei reali mezzi di trasporto che bisogna saper pilotare. Un elicottero radiocomandato per esempio, comporta delle spese che possono diventare esose se ha bisogno di una riparazione o di una sostituzione di pezzi.

Pilotare un modellino di elicottero telecomandato non è così semplice come si potrebbe pensare: proprio perché si tratta di un gioco che ha quasi le stesse caratteristiche e funzioni di un elicottero reale, bisogna prestare attenzione e tenerne una grande cura. Ecco perché prima di iniziare a ‘pilotare’ un elicottero, bisognerebbe conoscerne in maniera perfetta i diversi comandi, è necessario saper manovrare l’elicottero tramite il suo radiocomando se lo si vuole far decollare e poi ritornare a terra in tutta sicurezza. Diciamo che questo discorso sui comandi riguarda soprattutto chi è neofita di modellini radiocomandati e per i principianti, per cui all’inizio è preferibile scegliere un modellino di buona qualità ma che non sia troppo sofisticato: in pratica, è sufficiente che voli in modo corretto e per questo il radiocomando sarà fornito di un numero limitato di funzioni.

Come funziona elicottero telecomandato

Preferire un modello di elicottero più facile da manovrare agli inizi è sempre meglio ed è preferibile orientarsi verso quei modelli che sono forniti di un motore elettrico: questo anche perché eventuali riparazioni vorranno una spesa meno esosa. Inoltre, per non arrivare proprio impreparati al momento del decollo, non farebbe male dedicarsi alla lettura di qualche libro apposito o anche manuale che spieghino come funziona un elicottero radiocomandato e quali le manovra da impartire.

Come si misura l’umidità con un Igrometro

come si misura umidita con un Igrometro

Quando si inizia a percepire una temperatura molto più alta di quella effettiva è perché l’aria è satura di umidità e questo ci fa sentire una temperatura reale di 25 gradi come se fosse di 28 gradi o più. Si tratta di una caratteristica peculiare dell’umidità, ecco perché oggi si usa misurare la quantità di umidità presente nell’atmosfera attraverso uno strumento specifico, l’igrometro. D’estate si sa che spesso accade di sentire più caldo di quel che si dovrebbe e questo è dovuto all’alto tasso di umidità presente nell’aria che fa percepire anche temperature non eccessive come se lo fossero perché l’aria è satura di umidità. Non tutti sanno che esiste da qualche decennio uno strumento in grado di misurare queste quantità di umidità che impregnano l’aria e si chiama igrometro.

Se non si sa esattamente cosa sia un igrometro, si potrebbe cercare di capire a che serve tramite una facile e semplice etimologia della parola che subito fa capire che si tratta di uno strumento che ha a che fare con l’acqua e questo ce lo dice il suffisso ‘igro’ che significa acqua e infatti, l’umidità è acqua condensata nell’aria che tende ad appesantirla. L’igrometro come si può supporre, è un mezzo di cui ci si serve soprattutto quando le temperature tendono ad aumentare, quindi soprattutto durante l’estate quando è più che necessario conoscere la quantità di umidità che infesta l’aria. L’umidità è provocata dalla presenza di vapore acqueo e proprio perché si tratta di una grandezza che non si può misurare in modo diretto e che quindi si può solo derivare da altre misurazioni, si usa l’igrometro per riuscire a ottenerla. Per esempio, è possibile derivare la misura dell’umidità valutando altre occasioni in cui agisce.

Il tasso di umidità quindi, si può conoscere solo tramite derivazioni in cui si utilizza igrometro digitale per arrivare a determinare con maggiore o minore precisione quanta umidità si trova nell’aria in un preciso momento. Il risultato cui perviene questo strumento è decisivo: per rilevare la presenza del vapore acqueo nell’atmosfera riesce attraverso diversi modi di valutazione di altri fenomeni in cui è coinvolta l’umidità, a giungere al vero valore dell’umidità e a quelli che sono i suoi effetti. Se si effettuano dei rilevamenti in base al potere comune a molte sostanze di cambiare il proprio stato e aumentare o ridurre il proprio volume, si riuscirà a pervenire al calcolo del tasso di umidità che infesta l’atmosfera in quel momento.

L’umidità quindi, si ottiene derivandola da altri fenomeni e non è una grandezza che si può misurare in modo diretto o usando altri mezzi anche i capelli: si sa che i capelli subiscono la presenza dell’umidità e da lisci tendono ad arricciarsi diventando al tatto quasi bagnati e questo è un modo per valutare il livello di umidità. Naturalmente l’igrometro non può essere usato con leggerezza né può essere affidato a mani inesperte che non ne capiscono niente di misurazioni indirette: per conoscere di preciso la quantità di umidità che appesantisce l’aria, non bisogna procedere in modo tradizionale ma per ‘derivazioni’ e per calcoli che solo chi è già esperto della materia può comprendere appieno e realizzare.

Nuotare tra i rifiuti in Italia

Nuotare tra i rifiuti in Italia

Ogni anno, quando la stagione permette una capatina, al mare la si fa volentieri, magari non per forza per fare il primo bagno dato che a maggio è ancora un po’ precoce tuffarsi, però è bello anche solo poter passeggiare in riva alla spiaggia e godersi l’atmosfera marina. Eppure sulle nostre spiagge è difficile concedersi anche solo una passeggiatina dato lo slalom da fare tra i vari rifiuti: ora vi racconto un po’ la situazione dei rifiuti presenti sulle nostre ‘belle’ spiagge.

Tra plastica e depurazione: cosa si trova sulle spiagge italiane?

Inevitabile appena arriva maggio la voglia di andare al mare: le belle giornate del mese pre-estivo sembrano chiamarci a gran voce e noi, perché no, cediamo a quel richiamo ben volentieri. Arriviamo in spiaggia belli carichi e ben propensi a goderci la spiaggia e le sue bellezze finché non ci rendiamo conto di quali siano le ‘bellezze’: cumuli di rifiuti sparsi qua e là ci danno il benvenuto. Non servono i poveri volontari di Legambiente che ogni anno almeno per due appuntamenti si ritrovano sui litorali italiani per liberarli dalle orde di rifiuti che li assediano: non bastano perché c’è sempre qualcuno che il giorno dopo torna a sporcare allegramente la spiaggia. Un lavoro sprecato allora quello di associazioni come Legambiente?

Nel mio piccolo spero proprio di no, perché non tutti abbiamo il senso civico spento e non tutti siamo disposti a dargliela vinta a quanti si divertono a infestare l’ambiente di rifiuti non riciclabili, eppure ogni anno la situazione è sempre la stessa se non peggiore quando si avvicina l’estate. A fare il punto della situazione spiagge è sempre Legambiente: i rifiuti che i volontari hanno trovato quest’anno sulle spiagge di tutta la penisola ammonta a più di 20mila unità sparse su una superficie pari a venti campi da calcio, ma ciò che più spaventa è che di queste 20mila e oltre unità l’80% siano oggetti di plastica. Quindi in riva al mare si trovano bottiglie, contenitori, tappi, secchi, stoviglie usa e getta, oggetti per la pesca, per non parlare degli odiosi mozziconi di sigarette e dei rifiuti che derivano direttamente dalla mancata depurazione come gli schifosi assorbenti (gente, smette di gettarli nel wc e iniziate a gettarli nel secchio dell’indifferenziato cavolo!).

Quali i rifiuti sulle spiagge italiane?

Quello che più mi stupisce è che ogni anno i volontari di Legambiente nel pulire le spiagge non solo ne trovano di ogni genere di rifiuti ma anche sempre più rispetto all’anno precedente: quest’anno per esempio nella loro operazione di pulizia hanno trovato in medio cinque rifiuti in più on 100 mq rispetto all’operazione di pulizia dello scorso anno. Volete sapere quali sono le spiagge su cui i volontari hanno messo mano? È presto detto: si parla di Ortona, Pisticci, Policoro, Pozzuoli, Pontecagnano, Eboli, Trieste, Anzio, Fiumicino, Genova, San Benedetto del Tronto, Fermo, Porto Sant’Elpidio, Ancona, Polignano a Mare, Brindisi, Pisa, Orbetello, Eraclea, Portopalo di Capopassero, Vittoria, Ragusa, Ginosa, Trappeto, Pachino, Noto, ovvero quasi tutte spiagge del sud Italia a parte qualche eccezione dell’estremo nord est.

Su tutte queste spiagge ad essersi aggiudicata il premio come rifiuto più popolare è la plastica e nello specifico le bottiglie di plastica sono finite sul podio, insieme a tappi e coperti in plastica e metallo, alle nasse, le reti e gli strumenti da pesca con cassette per il pesce. Gli odiati mozziconi di sigarette, quest’anno purtroppo, si sono aggiudicati un misero quatto posto, dopo di loro i rifiuti da mancata depurazione, le stoviglie, materiali da costruzione, flaconi di detergenti e sacchetti di patatine. Insomma, bella passeggiata in spiaggia tra i rifiuti, al bando il romanticismo!

Greenpeace

Greenpeace

Non so se sapete delle devastanti trivellazioni della Shell nell’Artico alla ricerca della maggior fonte di denaro di sempre, il petrolio. Ora contro questi colossi dell’economia e dell’industria mondiale c’è solo un eroe che può fare qualcosa, Greenpeace. Vi sto per narrare della “A song of Oil, Ice and Fire” che Greenpeace ha ideato contro l’odiata Shell.

Quando l’ambiente si salva a suon di canzoni

Non so se a voi è mai capitato, ma a me con cadenza mensile arrivano spesso delle email da parte di Greenpeace che mi invitano a unirmi nella loro battaglia contro i mostri che deturpano il Pianeta. Ora a parte che finché ho potuto ho contribuito alla causa, ma quando ho saputo di questo particolare tipo di attacco di Greenpeace non ho potuto che applaudirli: in pratica, per denunciare a tutto il mondo i piani di trivellazione della Shell nell’Artico Greenpeace ha diffuso un video dal titolo “A Song of Oil, Ice and Fire” che palesemente ammicca alla nota serie tv “Il trono di Spade”, meglio conosciuta dai lettori come “A Song of Ice and Fire” di George Martin. Da sempre Greenpeace si batte contro le devastazioni causate da trivellazione e fuoriuscite di petroli nell’Artico tramite la campagna “Save the Arctic”, però questo video è geniale e le supera tutte.

In pratica il video è ben fatto e molto toccante prima di tutto perché fa un certo senso vedere bruciare delle opere d’arte, e poi perché i paesaggi ritratti in queste tre opere sono prontamente sostituiti con inquietanti scene di trivellazioni e di piattaforme petrolifere… in pratica Greenpeace ci sta comunicando che il nostro paesaggio cambierà così se non facciamo niente per fermare la Shell e altre compagnie petrolifere dalla devastazione ambientale. Greenpeace così annuncia i suoi timori sulle trivellazioni che la Shell e chi dopo di lei, ha intenzione di effettuare alla ricerca di petrolio nell’Artico: ciò significa andare a sconvolgere e devastare la fauna e il paesaggio di uno dei luoghi più straordinari del mondo.

Il petrolio nell’Artico: le contraddizioni del governo degli USA

Trivellare nell’Artico non è sicuro eppure il Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti ha dato il via libera alle concessioni petrolifere alla Shell che una volta avuti tutti i permessi avrà campo libero e avvierà le trivellazioni esplorative vicino l’Alaska. Inutile dire che Greenpeace ha movimentato subito i suoi che hanno manifestato in sette milioni in tutto il mondo opponendosi ai piani petroliferi di Shell e che continueranno a opporsi finché non l’avranno vinta.

Considerando come i cambiamenti climatici stiano praticamente sciogliendo a una velocità impressionante i ghiacciai artici, le condizioni in Artico non permettono queste operazioni di trivellazione, specialmente con i diversi iceberg in continuo movimento e i mari agitati, eppure è proprio di queste condizioni di ritiro dei ghiacciai che le compagnie petrolifere tipo Shell vorrebbe approfittare per i loro scopi. Per sostenere maggiormente le proprie posizioni, Greenpeace ha diffuso la notizia di come quest’anno si sia registrato il livello più basso di estensione invernale dei ghiacci artici mai visto prima, e quasi in risposta alle preoccupazioni dell’associazione ambientali arriva uno studio finanziato dagli Stati Uniti che ha affermato come eventuali trivellazione in Artico possano causare un notevole sversamento di petrolio che il governo statunitense non riuscirebbe oggettivamente a fronteggiare. Eppure questo stesso governo ha dato il benestare a Shell, e allora di che stiamo parlando? A voi l’ardua sentenza.