Come scegliere le sedie per l’ufficio

come scegliere le sedie per ufficio

Arredare il proprio ufficio senza una consulenza da parte di un professionista, potrebbe sembrare un’impresa difficile dato che esistono migliaia di modelli di arredi e accessori tra cui dover scegliere e, specialmente se si è all’inizio dell’attività, ecco perché vedremo come è possibile scegliere l’arredamento e le poltrone da ufficio giuste per il proprio ufficio. Come qualsiasi new entry nel mondo del lavoro che voglia far colpo sui propri clienti sa, è importante poter disporre di un ufficio proprio magari situato in un bel palazzo non troppo alla periferia della città in cui si vuole esercitare la propria professione ma nemmeno troppo al centro, dato che altrimenti si rischia di spendere troppo di affitto. Quando il locale che si vuole adibire a ufficio è spoglio, è necessario arredarlo e scegliere da soli tutti gli arredi e accessori non è certo facile, soprattutto sono scrivanie e sedie i due arredi che più mettono in crisi perché non si sa mai come abbinare e se abbinare le une alle altre o viceversa.

Nel mettere insieme però i vari complementi d’arredo e accessori è importante prestare attenzione al modo in cui si abbinano scrivanie e sedie ufficio per non rischiare di rendere la permanenza a lavoro decisamente scomoda. Infatti, è importante che il datore di lavoro possa garantire e tutelare il benessere dei suoi dipendenti oltre che proprio, e svolgendo un lavoro d’ufficio sedentario è inevitabile scegliere delle sedie ufficio che consentano di poter lavorare nella posizione corretta. Non si dovrebbe scegliere la poltrona ufficio solamente in base alla marca, o al colore o allo stile che si intende conferire all’ufficio stesso, ma per la propria comodità e in abbinamento alle scrivanie, per cui l’altezza delle sedie ufficio e quella delle scrivanie devono risultare compatibili per assicurare la comodità dei dipendenti.

Spesso a lavoro si tende ad assumere una postura scorretta, perché davanti al computer si tende a curvarsi in avanti per avvicinarsi di più allo schermo del computer, oppure si sta seduti troppo bassi rispetto all’altezza del computer stesso e ciò dipende dalle sedie su cui si lavora. Poltrone così non consentono di poter lavorare in una posizione eretta, mentre sul posto di lavoro è importante il benessere dei dipendenti per poter avere da loro un lavoro efficiente e una prestazione performante. Ci sono molti casi in cui le prestazioni dei propri dipendenti si riducono in qualità proprio perché l’ambiente lavorativo risulta poco salutare, ecco perché è necessario scegliere delle sedie ufficio che siano ergonomiche e che si adattino al corpo proprio per prevenire eventuali dolori lombari o cervicali.

Come scegliere le sedie

Il corpo umano dovrebbe poter svolgere le proprie mansioni comodamente e senza affaticarsi né rischiare dolori alla schiena a causa delle cattive posture assunte, per cui la scelta delle poltrone ufficio non può essere solo dettata da esigenze di stile o di design, soprattutto se il datore di lavoro mira a voler creare in ufficio un’atmosfera sana e rilassata. Le sedie quindi devono andare ben in coppia con le rispettive scrivanie, per cui quando si scelgono è sempre preferibile provare la seduta prima di acquistarle e di provarle in altezza con le scrivanie prescelte.

Perché usare le batterie ricaricabili

usare le batterie ricaricabili

Oggi le usano praticamente tutti dato l’alto numero di apparecchi elettronici che si utilizzano ogni giorno e anche perché le batterie ricaricabili si rivelano decisamente utili: da quando sono entrate a far parte della nostra vita quotidiana, è impensabile continuare ad alimentare gli apparecchi che usiamo ogni giorno senza batterie ricaricabili. Vediamo perché tutti dovrebbero usufruire della potenza delle batterie ricaricabili. Fin da quando sono state immesse in commercio, le batterie ricaricabili si sono rivelate molto utili perché, rispetto a delle normali batterie, quelle ricaricabili oggi possono offrire una durata e una performance superiori, ma naturalmente ciò varia a seconda del tipo di batterie di cui si ha necessità e per quale tipo di apparecchio le si deve usare. Di sicuro, appena introdotte, le batterie ricaricabili ebbero un vero e proprio successo di pubblico che vide in queste batterie l’opportunità anche di spendere meno rispetto all’acquisto costante di batterie normali.

Introdurre sul mercato la batteria ricaricabile ha significato proporre al pubblico una vera e propria piccola rivoluzione tecnologica perché queste batterie si prestano in modo naturale a poter essere usate e riutilizzate finché possibile e proprio per questo chi acquista questa tipologia di batterie ne risparmia anche in termini economici. Infatti, acquistare ogni volta ex novo delle batterie nuove è una spesa ingente che non si può fare sempre soprattutto pensando che di lì a poco tempo le batterie saranno di nuovo inservibili e si dovranno riacquistare d’accapo. L’acquisto di batterie nuove, destinate anche a essere sfruttate meno e a durare poco rispetto ai reali bisogni del consumatore, oggi è una spesa che si può facilmente evitare proprio grazie all’introduzione delle batterie ricaricabili.

Rispetto alle tradizionali, le batterie ricaricabili non presentano il ‘difetto’ di scaricarsi o meglio, si scaricano ma è possibile ricaricarle per usarle sempre, anzi, si raccomanda di usarle al massimo fin quando hanno ancora un po’ di energia. I primi cicli di carica e ricarica di queste batterie sono molto importante ed è meglio seguire attentamente le istruzioni per assicurarsi una performance eccellente nel tempo che duri più a lungo possibile, per cui è sempre preferibile controllare la durata della carica iniziale e il tempo massimo che le batterie impiegano per la ricarica. Le batterie ricaricabili, infatti, vanno ricaricate ogni volta che sono scariche completamente, mai quando hanno ancora un po’ di ricarica, perché altrimenti iniziano a manifestare un deficit di prestazioni.

La differenza con le batterie normali

Quindi quando si acquistano le batterie ricaricabili bisogna seguire le istruzioni sulla confezione e saper imparare a usarle bene: la prima regola è di evitare di ricaricarle quando conservano un po’ di energia, la seconda è quella di fare attenzione a non ricaricarle troppo, nel senso di superare il tempo necessario della ricarica. La terza regola è quella di lasciarle riposare dopo la ricarica perché non vanno usate ancora ‘calde’, infine non bisogna lasciarle inutilizzate per molto tempo. Esistono anche delle batterie ricaricabili che si distinguono dalle altre per la bassa auto scarica e che si possono usare già non appena acquistate perché sono già cariche. Le batterie ricaricabili, in breve, sono la scelta ideale per quegli apparecchi che necessitano di un alto potere di carica.

Quali sono i libri che porteresti su un’Isola deserta?

quali sono i libri che porteresti su un Isola deserta

Quando si parla di libri noi siamo sempre pronte a offrire il nostro supporto morale nella scelta dei titoli che sono i classici della letteratura di tutti i tempi e che è impossibile non avere nella propria libreria. Questa volta vogliamo porvi questa semplice domanda, ovvero quali libri portereste su un’isola deserta, e mentre ci pensate noi vi diciamo cosa, dalle nostre lunghe discussioni. Vediamo se i nostri e i vostri gusti sono in linea…

I grandi romanzi da portare sull’isola deserta

Noi iniziamo con l’elencarvi un po’ di libri ever green che, se fossimo sperdute su un’isola oceanica, vorremmo avere portato. Il primo romanzo che ogni donna nella sua adolescenza ha divorato e di cui sicuramente vorrebbe rivivere la storia ancora e ancora, anche se l’isola è deserta, è “Cime tempestose” di Emily Bronte. Probabilmente sapete già di che parla: la Bronte racconta l’amore contrastato tra Heathcliff, il povero orfano dalla pelle scura, e la bella Catherine, signorina di buona famiglia. Inutile sottolineare come l’amore che scoppia tra i due appaia inevitabile, e si tratta di un sentimento che supera l’amore e va al di là dell’umana comprensione.

Più di due anime gemelle, Heath e Cathy si ameranno per sempre. Altrettanto drammatico, ma di argomento ben diverso, è “Il ritratto di Dorian Gray”: nel più noto e letto dei suoi romanzi, Oscar Wilde mette a nudo pregi e difetti dell’età vittoriana in un’opera che, sembrerebbe, essere per certi versi autobiografica. Il protagonista è un giovane bellissimo che sfrutta proprio questa sua caratteristica per ottenere tutto ciò che vuole: esprimendo il voto di essere per sempre giovane, Dorian Gray riesce realmente a restare tale, mentre a invecchiare è il suo animo dannato per l’eternità.

Mai dimenticare il francese, il russo e l’americano

Un altro scrittore classico che non ci dispiace è il francese Alexandre Dumas: “Il conte di Montecristo” è decisamente più intrigante e leggibile rispetto ai più noti moschettieri e sa scavare nell’animo di Edmond Dantes in modo talmente profondo e realistico che a tutti andrebbe di vendicarsi subito dei torti subiti ingiustamente. Non c’è cosa che vada assaporata più lentamente della vendetta, e Dantes lo sa quando inizia il suo viaggio alla ricerca del modo più appropriato di liberarsi dei suoi nemici fatali, e tale sarà lui per loro.

Decisamente di un altro tono, forse di un’ottava inferiore, è “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij: l’ottava inferiore che sul pianoforte corrisponde a un giro greve e grave di chiave, nel romanzo di Dostoevskij corrisponde alla più profonda e gretta miseria che spinge l’uomo a una disperazione tale da vivere di incubi ed essere dilaniato da malessere interiore che può trovare pace solo con un castigo. Venendo a qualcosa di più moderno e visionario, “1984” di George Orwell è un libro che su un’isola deserta fa la sua figura: lo scrittore immagina che in un prossimo futuro, c’è chi avrà il compito di censurare tutta quella stampa che non rispetta una determinata politica e su tutti vigila, affinché rispettino il partito e le leggi, l’occhio vitreo del Grande Fratello.

Che cos’è il premio Strega

cos e il premio strega

Se non ce lo fossimo chiesto non sapremmo ancora oggi com’è nato e perché il famoso premio Strega. Grandi autori sono passati da qui eppure magari non tutti sanno la storia di questo celebre premio letterario: vediamola insieme.

Quanti scrittori son passati di qui

Il premio Strega per molto tempo ha rappresentato più che un riconoscimento letterario, un simbolo del desiderio dell’Italia di tornare alla normalità dopo gli anni difficili e la guerra persa, ecco una delle ragione per cui tale riconoscimento è diventato in breve tempo uno dei concorsi letterari più noti e ambiti per gli scrittori italiani di generazione in generazione. Infatti quelli che oggi sono i nomi più prestigiosi della letteratura italiana sono passati attraverso il premio Strega, che ha portato loro in molti casi molto successo presente e prossimo. Simbolo della volontà di un gruppo di italiani di tornare a una normalità culturale dopo la guerra, il premio Strega è diventato uno dei premi letterari più ambiti e importanti per gli scrittori italiani.

Come ha avuto origine questo premio letterario è presto detto: era il 1947, si era reduci dalla guerra che più di tutte costò vittime all’Italia e al mondo intero e soprattutto si aveva voglia di riportare in qualche modo tutto alla normalità e di ricominciare nel modo migliore questo nuovo inizio di liberazione dall’oppressore, per cui il salotto di Goffredo e Maria Bellonci iniziò man mano ad accogliere un folto gruppo di quelli che saranno negli anni gli ‘habitué’ di casa Bellonci, amanti della letteratura e dei libri, che ai più passarono noti come gli “Amici della Domenica”.

Lo scalpore dei salotti letterari

Un po’ come si usava fare nella Francia bohemienne, anche in Italia usavano riunirsi in circoli o salotti eminenti e illustri uomini di cultura che desideravano solo godere dell’atmosfera brillante e accademica dei salotti letterari. In particolare, il salotto Bellonci era frequentato anche da tal Guido Alberti, industriale e proprietario della casa produttrice del liquore Strega, che, dopo vari confronti con il suo ospite, decise di metterci la faccia e di pubblicizzare con l’azienda il premio Strega, che, proprio in suo onore, acquisì tale nome. Inutile dire che questo premio subito rafforzò gli animi e incitò gli scrittori a un confronto assolutamente equo e pulito: la rosa tra cui scegliere il vincitore era composta di 14 partecipanti tra cui venne scelto nel 1947 quello che sarà per i posteri il primo Premio Strega.

Primo autore, quindi, ad aggiudicarsi il riconoscimento è Ennio Flaiano, con un romanzo che farà la storia delle letteratura italiana, ovvero “Tempo di uccidere”. Da questo momento in poi il premio indetto da Bellonci e Alberti inizierà a riscuotere talmente successo da non mostrare cenni di cedimento come altri brevi riconoscimenti italiani: in molti saranno coloro che, illustri e meno illustri scrittori, si cimenteranno e accetteranno di essere giudicati dagli “Amici”: tra questi non mancano nemmeno scrittori che mai avremmo potuto immaginare, come Cesare Pavese con “La bella estate”, o Alberto Moravia con “I racconti”, e che dire della partecipazione di Massimo Soldati con le sue “Lettere da Capri”, o del celebre Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il suo popolarissimo “Il gattopardo”, diventato poi anche un lungometraggio entrato nella storia del cinema italiano.